La riforma cappuccina entrò molto presto nella nostra regione, anche per la prossimità geografica con le Marche, culla dei cappuccini, e con Roma dove questi furono subito presenti nel 1529, appena un anno dopo il “battesimo” ricevuto con la Bolla Religionis zelus. Alla provincia religiosa dei frati minori cappuccini nell’Abruzzo vanno riconosciuti storicamente due inizi: l’uno di fatto con la fondazione del loro primo convento nel 1540, l ‘altro di diritto o giuridico con la erezione canonica della stessa provincia nel 1575, quando da appena dodici anni si era chiuso il Concilio di Trento.
Il primo convento fu fondato a L’Aquila, in località Torretta, “sito fuori delle mura di detta città, in luogo aperto, lontano da detta città mezzo miglio o poco più, fuori di strada pubblica per un tiro di mano, in mezzo d’alcune vigne, dove non si ritrova né bosco né selva. Della sua fondatione ritroviamo solamente che nel mese di marzo 1540 fu dato un luogo nell’Aquila alli cappuccini, nella torre, in una picciola conicella”.
Fondatore del primo convento aquilano, intitolato a san Giuseppe sposo di Maria Vergine, fu padre Matteo Silvestri da Leonessa, il quale in tal senso è ritenuto anche iniziatore della provincia cappuccina dell’Abruzzo. L’ inizio di diritto della medesima avvenne, invece, nel 1575 con padre Lorenzo Bellarmino da Montepulciano, inviato dal Ministro generale, padre Girolamo da Montefiore, come suo commissario «negli Abruzzi» per erigervi canonicamente la nuova provincia religiosa già ben piantata. Dopo il primo convento sorto a L’Aquila, infatti, altri ne erano stati fondati: a Tagliacozzo (1555), a Cicoli (1560), a Celano (1570), ad Avezzano (1570), ad Atri (1570), a Teramo (1573), a Penne e a Lanciano nello stesso anno 1575. La nuova provincia cappuccina – quasi cavalleresco omaggio a un campione dell’Osservanza francescana, dalla quale i cappuccini erano venuti fuori – fu intitolata a san Bernardino da Siena che, morto a L’Aquila nel 1444, vi è rimasto con le sue spoglie custodite in un artistico mausoleo, all’interno della solenne basilica che porta il suo nome.
Nell’anno 1600 i frati cappuccini in Abruzzo toccavano già il numero di 500. Con i frati, naturalmente, era aumentato anche il numero dei conventi, che alla morte del padre Lorenzo (7 marzo 1601) erano saliti già a 25. Nel corso del Seicento saranno aperti altri 8 conventi.
L’inchiesta ordinata da Innocenzo X nel 1649 ed effettuata nel 1650 con la conseguente chiusura dei conventini (dove dimoravano meno di sei frati) pare toccasse tra i conventi cappuccini in Abruzzo quello aquilano di san Giuseppe, risparmiato poi per grazia del papa Clemente X con decreto del 1674.
Sotto il profilo numerico, invece, assai disastrosa fu la pestilenza del 1656-57, quando morirono nel servizio agli appestati circa 50 frati; ma in pari tempo va notato l’impressionante incremento quantitativo dei frati nei secoli XVII-XVIII e fino a metà Ottocento prima della soppressione generale.
Nella storia degli istituti religiosi in Italia la soppressione emanata dal governo piemontese nel 1855 ed esteso, poi a tutta l’Italia, che per comodità chiameremo del 1866, opera una lacerazione larga e profonda, che sarà ricucita un po’ alla volta nell’ultimo ventennio del sec. XIX e ai primi del XX, fino alla grande guerra del 1915-18, quando un ulteriore strappo nel ricostruito tessuto comunitario dei religiosi sarà prodotto con la chiamata dei giovani alle armi.
I cappuccini d’Abruzzo appena pochi anni dopo la soppressione tornano ad abitare alcuni dei loro precedenti conventi, mentre ne lasciano definitivamente un buon numero; in qualche caso riscattano conventi di altri istituti religiosi rimasti abbandonati, come a L’Aquila l’antico diruto monastero delle clarisse, detto di santa Chiara d’Acquili, che diventerà sede della curia e del ministro provinciale.
La provincia cappuccina d’Abruzzo, oggi, si estende nel territorio della regione Abruzzo, fuori della regione i frati sono presenti in Leonessa (RI) ed è composta da 70 frati circa, in 13 fraternità sparse in tutto il territorio.